In un angolo selvaggio d’America si trova uno dei giacimenti di fossili più ricchi e importanti del mondo. Milioni e milioni di animali e piante che ci portano indietro di 50 milioni di anni nella storia della Terra.
Ma a fare notizia, questa volta, non sono i misteri della scienza, bensì la storia di un paleontologo italiano che qui ha fatto fortuna. di Antonio Lopez.
Yoming. Sperduta e sconfinata, con i suoi orizzonti di verdi praterie, gli altipiani e le colline bruciate dal sole, la Green River Formation ci appare come in una scena di un vecchio film di John Ford. Qui nella terra, fino al secolo scorso patria del fiero popolo Sioux di Toro Seduto e Nuvola Rossa, sembra che il tempo sia rimasto fermo all’epopea del Far West. Grandi rench con vacche al pascolo si alternano a fazzoletti di natura selvaggia, popolati da cervi e aquile dalla testa bianca, e a villaggi con poche centinaia di anime, come Kemmerer (un solo bar, un solo albergo) dove il lavoro degli uomini muore come il giorno al calar del sole. E dove i coloni, spesso armati di fucile, si spostano con camioncini fuoristrada o vanno ancora a cavallo, con stivali, speroni e robusti calzoni di pelle.
Ma la vera ricchezza quest’angolo montano d’America, che si arrampica sui 2.000 metri d’altezza per circa 90.000 chilometri quadrati di superficie (come Calabria, Piemonte, Sardegna e Sicilia messi insieme), la conserva nel suo ventre di roccia. “Qui vi č uno dei giacimenti di fossili pių importanti del mondo. Con milioni e milioni di reperti a testimoniare una incredibile abbondanza e varietà di animali e piante, che ci riportano indietro di oltre 50 milioni di anni nella storia della Terra”. A parlare č Stefano Piccini, paleontologo di 35 anni, che in questa landa lontana un oceano e due continenti dalla sua Cividale del Friuli, in provincia di Udine, come un cercatore di pepite ha fatto gran parte della sua fortuna.
“Nel 1996 ho rilevato da una famiglia di allevatori una delle cave di fossili della Green River, in località Luwis Ranch, grande 5.000 metri quadrati, e ho tirato fuori in tre anni almeno 50.000 pezzi grezzi“, spiega Piccini, “questi materiali sono spediti in Italia per essere lavorati nel mio laboratorio di Reana del Rojale, Udine. Poi una volta ripuliti e restaurati li rivendiamo nel mercato americano“. Della sua fortuna parleremo dopo. Il giovane paleo-imprenditore, dal sorriso solare e la chioma fluente ma con una laurea in geologia e decine di corsi di specializzazione all’attivo, ora ci aiuterā a dipanare la matassa di questo Paradiso perduto, situato nel sud del Wyoming.
Tracce di un antico lago
“La Green River è ricchissima di fauna e flora lacustre dell’Eocene perché in quel periodo geologico, compreso tra i 54 e i 47 milioni di anni fa, qui c’era un grande lago. Il paesaggio che vediamo oggi č costituito dai sedimenti accumulati in almeno 15 milioni di anni e che hanno dato origine agli altipiani e alle colline”, puntualizza Piccini. E snocciola la sua esperienza: “Per questo negli scavi abbondano i pesci fossili. I pių comuni sono del genere Knightia, che vivevano in branco e sono simili alle attuali aringhe. Pių raramente si scoprono lucci di due metri e altri predatori Diplomystus, riconoscibili per i denti acuminati. Non mancano resti di mammiferi, come i cavalli nani (progenitori di quelli attuali) e roditori simili a scoiattoli. Oltre a preistorici varani e coccodrilli di 8 metri di lunghezza. E palme. Tante palme. Ha dimostrazione che in quell’epoca il clima era molto pių caldo di quello attuale“.
Cercatori nella notte
I fossili sono copie perfette e pietrificate di animali e piante. Ma si formano quando in natura si creano particolari condizioni: per esempio, l’organismo morto non è attaccato da batteri; la sua copertura e le sedimentazioni successive sono rapide (come si spiega nel disegno a lato); nello strato interessato manca l’ossigeno. Non è facile scoprirli. Spesso sono individuati da piccoli rilievi di roccia che il riverbero del sole, sulle pareti bianche, rende appena percettibili.
“Noi li scoviamo di notte. Illuminiamo obliquamente gli strati di pietra per individuarne i rigonfiamenti. Li segnamo con una matita e li tagliamo via. Ogni gobba, 99 volte su 100, nasconde un fossile“, racconta Piccini, “c’è un lavoro faticoso che si svolge in condizioni climatiche difficili, con sbalzi dai 4 gradi di notte ai 50 di giorno. Mentre i colpi di martello e scalpello e lo scorrimento della lama della sega elettrica sollevano quella odiosa polvere bianca, che puzza di petrolio e si attacca dappertutto”. Capita perō che il duro lavoro venga premiato. E si scoprono pesci carnivori che lavorati hanno un valore commerciale dai 3 ai 20 milioni. O una lastra di quasi 4 metri con una palma e 17 pesci fossili. Costo: 200 milioni. A fronte di 500 ore di lavoro per comporla e restaurarla.
Il Paleo-business
Nonostante in Italia i fossili sono proprietà dello Stato, e i privati non li possono scavare. Piccini in meno 10 anni di lavoro ha messo su il più grande laboratorio per la loro lavorazione del mondo. Vende fossili e minerali su scala industriale, con un fatturato che supera i 10 miliardi l’anno. E da lavoro a 80 dipendenti. Come ha fatto? “All’estero è diverso. La legislazione americana, per esempio, consente ai proprietari di sfruttare anche il sottosuolo dei loro terreni. La legge è dell’800 e i fossili sono considerati al pari dell’oro e del petrolio”, risponde l’imprenditore friulano, “in Italia la normativa del O39 (legge n. 1089/bis), invece, vieta il loro sfruttamento come per i resti archeologici. Per questo i materiali da lavorare non sono italiani”.
Il fatturato mondiale del commercio di fossili non supera i mille miliardi. E vi lavorano piccole aziende a conduzione familiare. L’idea di Piccini è stata semplice. “Le grandi catene americane avevano il problema di riordinare i fossili, perché erano lavorati come pezzi unici. Io sono entrato sul mercato con formati standard di confezioni, 15 linee diverse, con costi ridotti e possibilità di riordinare ammoniti, piuttosto che pesci fossili”, risponde,”cosė gli utili nel 1991 sono passati da 200 milioni a 4 miliardi”. Ma non si è fermato là. Oggi con i marchi Geolinea, Geoword e Geosprint, Piccini produce e commercializza nel mondo 10.000 articoli, dai fossili ai minerali, dagli attrezzi per scavare ai gioielli. Il suo mercato della natura ha aperto decine di uffici e punti vendita dalla Cina agli Stati Uniti. L’ultimo dei negozi č stato inaugurato a Milano, nel novembre scorso.
Fossili nel Mondo
DAI MICROSCOPICI BATTERI AI DINOSAURI
Alcuni giacimenti sono noti da secoli, come quello di Bolca, nelle Prealpi veronesi, dove i fossili erano noti giā nel Rinascimento. Altri sono pių recenti come quelli nella Green River Formation, Wyoming, scoperti nel 1840, o nel bacino del Karroo, nella Repubblica Sudafricana, negli anni O30.
Questi alcuni dei principali siti presenti sul Pianeta:
- Australia: a Ediacara si sono rinvenuti i pių antichi fossili del mondo. Sono batteri di 3.500 milioni di anni fa.
- Canada: a Burgess Shale, abbondano gli invertebrati marini del Cambriano, 55 milioni di anni fa.
- Germania: negli affioramenti di Holzmaden e Solnhofen ci sono pesci e piante marine del Giurassico, 160 milioni di anni fa.
- Italia Da Bolca, Verona: si sono estratte per secoli piante e pesci dell’Eocene, 50 milioni di anni fa.
- Marocco: a Erfoud sedimenti con molluschi, cefalopodi e ammoniti di varie ere geologiche.
- Mongolia: nel deserto del Gobi uova di dionosauri e dinosauri del Cretacico, 110 milioni di anni fa.
- Utah: nella Morrison Formation dinosauri risalenti al Giurassico.
- Wyoming: nella Green River Formation pesci, piante e rettili dell’Eocene.
- Sudafrica: nel bacino del Karrootrettili e mammiferi del Permiano e Triassico.